Quando a parlare sono gli interessi, mischiare le carte diventa gioco di forza.
Kiev non ha gradito gli ultimi appelli che Parigi ha lanciato agli alleati: non umiliare Mosca.
Che Macron abbia annusato puzza di bruciato? Le sanzioni inflitte alla Russia possono essere deleterie per gli stessi mandanti più che per l’interessata.
Così la Francia spinge per la risoluzione diplomatica dopo il cessate il fuoco, tenta di calmare le acque sin troppo agitate in Europa, dove è dilagata un’euforia anti russa. Oltretutto frena sull’ingresso dell’Ucraina in UE, poiché parlare di Kiev nell’unione nel frangente di due o tre anni è impossibile. La questione potrebbe risolversi in quindici se non venti anni.
Kuleba, Ministro degli Esteri ucraino, replica che non bisogna in nessun modo dare fiato alla Russia, primo per mantenere la parola, secondo perché solo così – a suo dire – la Russia di Putin capitolerà, riportando la pace sul fronte orientale.
Da oltralpe arriva un invito che l’Italia dovrebbe cogliere al volo, perché ogni lasciata è persa. Non siamo nelle condizioni di imporre sanzioni, pena un autunno caldo di tensioni verso un inverno freddo per pratici motivi.