Annuncio di Madame Lagarde: prossimo aumento dei tassi d’interesse della BCE per contrastare l’inflazione.
Tuttavia, c’è da rimarcare che l’inflazione odierna, soprattutto in Europa, si configura più come inflazione da offerta piuttosto che da domanda. Ovvero contano fattori reali più che monetari, tra cui,ovviamente, l’esorbitante costo dell’energia e delle materie prime.
La UE approva pacchetti di Green Deal carichi di aumenti di costi per la produzione industriale, tasse sulla produzione e financo i vituperatissimi dazi, prima bollati come massima infamia e oggi, invece, recuperati in chiave “green”.
C’è poi il conflitto russo-ucraino, che la UE non ha voluto farsi sfuggire di imporre sanzioni alla Russia, petrolio incluso, che alimentano la spirale di cui sopra.
Ultima considerazione: l’aumento dei tassi della BCE – che aumenta il costo dell’ indebitamento, pubblico e privato, in tutta la UE – è deciso centralmente in maniera univoca a Francoforte, ma ha impatto diverso a seconda dei Paesi membri dell’Eurozona.
La Germania, che al momento ha un’inflazione superiore all’8% e un costo del debito attorno allo zero, ha sicuramente più da guadagnare e meno da perdere dall’aumento dei tassi rispetto a noi che abbiamo un’inflazione più contenuta, attorno al 6% con un costo del debito già ora più elevato.
Applicare, nella quadra dell’unione monetaria, le stesse politiche a Paesi differenti è una stupidaggine bella e buona.